Programma
INGRESSO GRATUITO
La Primavera de La Risonanza
Fiati e archi nella musica da camera barocca
G. Ph. Telemann (1681-1767)
Concerto in re maggiore TWV 51:D5 per oboe, 2 violini e b.c.
I. Gratioso, II. Vivace, III. Adagio, IV. Scherzando
A. Vivaldi (1678-1741)
Concerto da camera in re maggiore RV 92 per flauto dolce, violino, violoncello e b.c.
I. Allegro, II. [...], III. Allegro
F. Mancini (1672-1737)
Sonata in re minore per flauto dolce, 2 violini e b.c.
I. Amoroso, II. Allegro, III. Largo, IV. Allegro
J. J. Fux (1660-1741)
Sonata in re minore per due violini e b.c.
I. Allegro, II. Grave, III. Presto, IV. Grave, V. Presto
G. Ph. Telemann
Trio sonata in sol minore TWV 42:g5 per oboe, violino e b.c.
I. Mesto, II. Allegro, III. Andante, IV. Vivace
A. Vivaldi
Concerto da camera in la minore RV 108 per flauto dolce, 2 violini e b.c.
I. Allegro, II. Largo, III. Allegro
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LA PRIMAVERA DE LA RISONANZA
Giuseppe Falciglia - oboe barocco e flauto dolce
Stefano Gèrard, , Gabriele Cervia: violino
Daniele Lorefice: violoncello
Alessio Platinetti: clavicembalo
Info
- Saturday 05 October 2024 18:30
- City Milano
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Auditorium Enzo Baldoni, Centro Commerciale Bonola, Via Giacomo Quarenghi 21,
- Auditorium Enzo Baldoni
Con Molti Strumenti - La musica da camera europea nel primo Settecento
Venezia, Napoli, Vienna e Dresda. Quattro città al centro di questo programma, che offre una fotografia della musica strumentale europea del primo Settecento. Protagonisti Antonio Vivaldi, Francesco Mancini, Johann Joseph Fux e Georg Philipp Telemann, che alle più grandi orchestre del tempo dedicarono capolavori cameristici di rara bellezza al pari delle loro numerose pagine d’opera e di musica sacra.
Nell’Ospedale della Pietà di Venezia, Vivaldi insegnava alle figlie del choro gli strumenti ad arco, formando un ensemble di virtuose musiciste. Intorno al 1727 sono datati alcuni suoi manoscritti di Napoli, dove Mancini, sostituiva Alessandro Scarlatti e scriveva per i 38 elementi della Real Cappella, all’epoca sotto insediamento asburgico. Nel 1728, alla Corte Imperiale di Vienna dove Fux era Maestro di Cappella da un decennio, Vivaldi ricevette dall’imperatore Carlo VI il titolo di cavaliere.
In questo scenario si stagliano anche i nomi noti di Joachim Quantz e Georg Johann Pisendel, due importanti musicisti dell’Orchestra di Dresda, a quel tempo la più ricca d’Europa con oltre 50 elementi. Quantz, virtuoso di flauto e d’oboe, studiò a Vienna con Fux, conobbe Mancini a Napoli nel 1725, e due anni dopo portò a Dresda una buona scorta di fresche partiture vivaldiane. Pisendel fu primo violino dell’Orchestra dal 1712 e per molti anni raccolse nello Schrank II quasi duemila stampe e trascrizioni personali di opere strumentali, buona parte di queste firmate da Quantz, Vivaldi e Telemann, che gli dedicò un concerto grosso per violino: “per il Sig. Pisendel, 14 settembre 1719”.
Il prodotto di questi intrecci artistici è una nuova scrittura cameristica, che esalta i virtuosismi tecnici di ogni strumento nella dimensione del concerto grosso o solistico. Il ruolo emancipato dell’oboe e del flauto nel dialogo con gli archi genera uno spettro timbrico capace di competere col mondo vocale nell’espressione teatrale degli affetti, come quelli espressi da alcuni movimenti di questo programma. Ad esempio Il Gratioso con cui si apre il Concerto per oboe e due violini di Telemann, un omaggio all’eleganza dello stile francese, ’Amoroso iniziale della Sonata di Mancini, che alterna sonorità piene a improvvise pause retoriche, il Mesto iniziale della Triosonata di Telemann, rafforzato da cromatismi espressivi del violino e dell’oboe, con uno sguardo verso lo Stile Galante.
Gabriele Cervia